Marcello Cazzaniga dice di Massimo Falsaci

Le opere di Massimo Falsaci sono scatti rubati alla nostra realtà, immagini consumate velocemente a cui non abbiamo prestato attenzione pronte per essere gettate via, dimenticate. Prospettive centrali, inquadrature imperfette, istantanee di una vita quotidiana un po' banale.
Falsaci fa proprie queste immagini, le trasforma le manipola, dona loro un po' di magia ed esse rinascono dalle acque interiori dell'artista, dal quel mare di esperienze che hanno forgiato una sensibilità e un senso critico raffinato e un tantino inconsapevole.
Con leggerezza , ironia e attenzione ci viene proposta una critica misurata al vivere contemporaneo.
Le città non sono più dei luoghi in cui la natura è protagonista: è un ammasso di architetture che l'occhio umano non riesce ad includere in un solo sguardo. Sono cattedrali di modernità che rilucono di colori chimici, che svettano imponenti e minacciose sull'uomo.
L'uomo è assuefatto ai ritmi delle città: è trascinato da un fiume che rischia di affogarlo.
L'uomo è immerso in un mondo che di naturale ha poco ed egli stesso sembra aver perso la propria individualità la propria naturalezza, il contatto con la propria anima.
Le figure sono semplificate nei tratti e ridotte ai minimi termini (cromaticamente parlando)quasi fossero incasellati in schemi ben definiti in canali rigorosi che ne definisco i tratti dominanti (non più di tre o quattro).La società contemporanea ci impedisce di essere noi stessi, di manifestare con orgoglio e naturalezza la nostra diversità, la nostra unicità stravolgente, l’avere mille facce come una sfera e non solo 6 come un cubo.
Falsaci ci stupisce con opere ironiche e intriganti ci prende in giro mostrandoci un futuristico decadentismo che ci piace perché è nostro perché lo viviamo dì per dì.

Commenti